Ciao a tutti!
C’è stato un piccolo periodo diciamo di “diserzione” dal blog, ma ho tanto tanto da fare con i miei pesciolini in piscina!
Quando navigo in rete mi piace curiosare tra le varie novità che arrivano un po’ da tutto il mondo, e devo dire che alcune sono molto interessanti, altre sono vere e proprie invenzioni che non riesco davvero a capire a cosa possano servire.
Ovviamente il mio maggior interesse è verso le novità in materia acquatica e in questi giorni ne ho trovata una relativa ai piccolini.
Ti metto un’immagine in modo tale che tu possa capire di cosa sto parlando.
All’inizio pensavo fosse uno di quei video divertenti che girano in rete e apro il link senza pensarci più di tanto, poi mi accorgo che esiste addirittura un business su questo tipo di attrezzo.
Ora non sono nessuno per giudicare un business e quindi mi limiterò a chiarire il perchè non trovo corretto l’utilizzo di questo “salvagente” per neonati.
Questo “salvagente” viene utilizzato in alcune strutture per far galleggiare il bambino in apposite vasche singole, in teoria l’obiettivo è far rivivere al neonato gli ultimi mesi di vita nella pancia della mamma, immerso nel liquido amniotico, portandolo a rilassarsi e favorendo la mobilità di tutti gli arti.
Dico in teoria, perchè ci sono una serie di aspetti da tenere in considerazione, che ora analizzeremo uno per uno.
Pronta? Iniziamo!
1_STRETTA ATTORNO AL COLLO
Nelle foto che ho messo hai sicuramente notato che ce ne sono fatti in materiali differenti, alcuni con la classica gomma/plastica dei classici giochi da mare, altri con altro tipo di materiali galleggianti.
Premettendo che sicuramente sono studiati per non stringere troppo il collo, rimango dubbiosa su questa stretta attorno al collo.
Cerco di spiegarmi meglio, prediamo ad esempio un bimbo che ha avuto una nascita diciamo “difficile” e che al momento del parto aveva il cordone ombelicale intorno al collo.
Ora nell’immaginario generale, il bambino non ricorda questi momenti, si pensa che non inizi a ricordare fino ai due anni….
SBAGLIATO!
Secondo il Dott. Chamberlain medico e psicologo, (presidente dell’APPPAH, editore della <birthpsychology.com> sulla rete Internet e autore di più di trenta pubblicazioni scolastiche, ha ricevuto il PhD all’università di Boston. Il suo lavoro è stato lodato da Frederick Leboyer, dal famoso antropologo Ashley Montagu, dall’educatrice Sheila Kitzinger, da Thomas Verny autore di Le coccole dei nove mesi, da David B. Cheek, ostetrico e pioniere nel campo dell’ipnosi e dai suoi colleghi in tutto il mondo.) i bambini ricordano anche il periodo nella pancia della mamma, ti metto qui un estratto delle sue ricerche dove tramite ipnosi è riuscito a comparare alcuni racconti di mamme e figli sul momento del parto:
Linda e sua madre
Inizia il travaglio
Madre: mio marito non voleva credere che il travaglio fosse cominciato (…) Ero contenta che fosse giunto il momento. Mio marito mi ha accompagnata in macchina.
Linda: (la mamma) sta camminando…si siede dentro una macchina o qualcosa del genere. Sono in una strana posizione. Posso sentire le vibrazioni della macchina. È veramente scomodo perché io sono già in una posizione molto scomoda…sono tutta stretta.
In sala parto
Linda: credo che adesso sia sul lettino. La mamma ce l’ha con qualcuno, ma non con me. È arrabbiata. Penso con una donna, non con il dottore.
Madre: una donna sta gridando, in un’altra stanza. Continua a gridare e mi fa venire voglia di gridare! Ho i nervi a fior di pelle. (… )Volevo gridare e dirle di tacere!
Il parto
Linda: ho girato la testa, non so come (…)Il dottore mi mette le mani sulle tempie. Voglio che mi lasci. (…)Non sembrava molto gentile. Cercava solo di finire prima possibile. Poi tirava! (…) Mi ha tirata fuori (…)poi mi ha sculacciata –non molto forte – e mi sono messa a piangere. (…) C’è una macchina o qualcosa di simile..me la mettono sulla bocca, una macchina con un tubo bianco (…)Penso che servisse per tirare fuori della roba dai miei polmoni o qualcosa del genere.
Madre: (…)La testa della bambina è uscita. (…)Lui (il dottore) le ha messo un dito in bocca per tirarle fuori qualcosa. Poi l’infermiera gli ha passato una siringa bianca che lui le ha messo in bocca per aspirare dei liquidi. La bambina è nata e mi dice che è una bimba. È bello. Sono felice!
A casa
Linda: guardo all’interno dell’appartamento, stiamo salendo le scale…mi hanno messa in camera da letto. Non era solo mia…Sembra che ci siano altre persone. Stavo molto meglio lì che in ospedale.
Madre: avevamo affittato il piano superiore di una grande casa a Whittier. Mio padre e mia madre sono lì. Ted ha portato su la bambina (all’interno della casa)…Mio padre mi dice quanto è carina la bambina. Sembra molto orgoglioso. Ho messo la bambina nella culla. Era vicino al mio letto.
Come possiamo notare, la precisione del ricordo di Linda è davvero significativa, non solo sul piano dei fatti, ma anche rispetto alla sensibilità con cui avverte gli stati emotivi propri ed altrui.
Altre testimonianze sono state raccolte dal ginecologo giapponese Akira Ikegawa il quale ha condotto uno studio su bambini tra gli uno ed i sei anni per verificare i loro ricordi prenatali e perinatali. Lo studio, condotto in due fasi (la prima tra agosto e dicembre 2000 e la seconda tra agosto e settembre 2002), ha evidenziato che, nella prima fase, il 53% (42 su 79) dei bambini aveva ricordi della vita prenatale ed il 41% (32 su 79) ricordava il momento della nascita. Dalla seconda fase dello studio è emerso che il 35% dei bambini (288 su 878) ricordava la vita prenatale, mentre il 24% (197 su 878) ricordava la nascita.
Non volevo divagare, ma volevo che capissi l’importanza e la potenza del cervello umano anche in un neonato.
Ma torniamo al nostro parto “difficile” del bimbo con il cordone intorno al collo…
Potrebbe realmente rilassarsi con un salvagente attorno al collo?
Forse ti sfugge che per il bambino anche il momento del parto stesso è comunque una forma di trauma.
Come è possibile pensare ad un rilassamento in una situazione del genere?
Purtroppo i neonati, possono comunicare il loro disagio solo attraverso il pianto e se come avviene in alcune strutture che fanno acquaticità neonatale, l’istruttore insiste per farti proseguire l’esercizio dicendoti che il bambino deve solo abituarsi alla nuova situazione….
SIAMO PROPRIO SICURI CHE SAPPIA QUELLO CHE STA DICENDO?
2_CONTATTO CON IL GENITORE
Attraverso questo ingegnoso prodotto, il neonato rimane a galla da solo, senza la necessità di essere sostenuto da parte del genitore.
Anche in questo caso ci leghiamo al discorso precedente, nella pancia della mamma il neonato ha il contatto più intimo che ci possa essere tra esseri umani, la vita che ogni giorno cresce, la vita che si crea all’interno del corpo, io non credo esista un mix più grande di amore e vita!
A differenza dei cuccioli di animali, che hanno la necessità di essere autonomi nel più breve tempo possibile i bambini dipendono molto più a lungo dai genitori, e in special modo dalla mamma.
Nelle prime fasi di vita il neonato è realmente rilassato quando è nel caldo abbraccio della madre e riconosce il suo odore, e unito all’acquaticità in acqua calda esso rivive realmente l’esperienza della “pancia” della mamma, in questa fase la presenza dei genitori è fondamentale.
Essendo il bambino lasciato solo nella vasca con il salvagente al collo, posso formulare la medesima domanda fatta al punto precedente..
Come è possibile pensare ad un rilassamento in una situazione del genere?
Ti sembra un caso?
Due punti differenti medesima domanda!
A volte non ci si rende conto di quanto sono importanti i piccoli gesti sia nel bene che nel male.
Per quello che riguarda la mia esperienza con i bambini questa situazione non è da classificare positivamente nei confronti del bambino.
3_CONTATTO CON L’ACQUA
Un terzo problema che si riscontra nell’utilizzo di questo strumento è la totale mancanza di contatto del viso del bambino con l’acqua.
Il problema non è di poco conto, la mancanza di questo contatto mette il bambino nella condizione di pensare che il corpo immerso in acqua è possibile ma la testa è sempre meglio tenerla fuori.
Cosa scatena questo pensiero?
Beh innanzitutto il problema che hanno molti genitori nel fare il bagnetto ai bambini, ovvero risulta difficoltoso lavare i capelli e la faccia del bambino.
Il protrarsi di questa situazione farà si che il bambino crescendo inizierà a temere sempre di più l’acqua e questo si tramuterà nella famigerata PAURA DELL’ACQUA.
Lasciando invece che il viso del bambino abbia contatto con l’acqua, innanzitutto ha la possibilità di distinguere il diverso ambiente dove si trova, in modo da effettuare la distinzione tra lo stare in acqua o meno, nel caso in esame questo non avviene.
Oltre al viso è importante il contatto dell’acqua con le orecchie del bambino.
Come saprai certamente l’acqua amplifica il rumore e nella pancia della mamma il bambino sente il rumore del sangue che scorre nelle vene, il gorgogliare dello stomaco…
Insomma una serie di rumori costanti e ovattati.
Lasciando l’acqua libera di entrare in contatto con le orecchie, il bambino immerso con la madre e risentendo quei rumori, si troverà in uno stato di calma, sente i rumori, sente il calore e l’odore della madre.
Con il salvagente questo non avviene e per la terza volta ti posso riproporre la stessa domanda.
Come è possibile pensare ad un rilassamento in una situazione del genere?
Come puoi vedere tu stessa, non sempre l’utilizzo di attrezzi favorisce un miglioramento, si in tante situazioni questo avviene, ma come in tutte le cose, bisogna iniziare piano e con semplicità.
La vita ha nello stesso tempo un pregio e un difetto.
E’ unica!
E il bello e il brutto sta proprio in questo, non è possibile tornare indietro, ogni giorno è unico e irripetibile.
Il tuo bambino avrà una sola possibilità di vivere i primi giorni di vita, è meglio che li viva con uno strumento freddo fatto di gomma come sostegno?
O è meglio che il suo sostegno sia il corpo caldo e profumato della mamma?
A presto
Monica.